Mi ricordo che stavo guidando verso Golfo Aranci e ad un certo punto è partita la canzone “L’anima non conta” di The Zen Circus. Non mi sono accorta che dagli occhi sgorgavano fiumi incontrollabili di lacrime. Mi sono voltata, ti ho guardata seduta accanto a me, sul nostro camper che ci stava riportando a casa. Piangevi anche tu, con lo stesso dolore, la stessa tristezza, lo stesso impeto, lo stesso trasporto. Piangevamo le stesse lacrime. Soffrivamo lo stesso incontrollabile dolore. Non avevamo alcun motivo per tornare ma pensandoci potevamo averne un milione. Ci sarebbe bastata una briciola in più di follia ed entusiasmo e non saremmo mai più tornate.
Il rientro è stato a dir poco traumatico, ricordo che la notte quando siamo arrivate a casa, in questa enorme casa, con un enorme giardino, con due immense verande la cosa che mi lasciò più di tutte sconvolta, fu non ricordare quanto tutto fosse grande, e quanto la maggior parte delle cose fossero inutili. L’avevo scordato. Avevo dimenticato tutto, tutto quello che utilizzavo, muovevo, spostavo, pulivo, sistemavo prima di partire, ora giaceva là e mi fissava come a volersi giustificare. Gli oggetti, gli spazi, la casa, loro non avevano colpe in realtà; erano i miei occhi ad essere diversi.
Questa seconda parte del post arriva lunga e lenta perché lunghi e lenti sono stati i giorni appena dopo essere tornata a casa. Ho sentito spesso parlare del “mal d’Africa” come sensazione di incurabile tristezza dovuta al rientro da quel continente. Non ho mai dubitato che esistesse davvero quella sensazione, rapportata a qualunque luogo fosse in grado di rubarci il cuore e farlo battere senza controllo, non ho mai dubitato esistesse una sensazione simile, ma non l’avevo mai provata prima.
Inadeguatezza, inquietudine, malinconia, tristezza, la sensazione di essere sulla strada sbagliata, di percorrere la vita in un senso senza senso. Questo è quello che ho provato al rientro dal nostro viaggio in Sardegna. E non credo sia stata la Sardegna in sé – anche se la amiamo follemente – non è stata lei a farci sentire quella sensazione di vuoto di fronte al suo addio; siamo state noi.
Quel buco nello stomaco a forma di abbandono non era un pianto, un’arrivederci triste alle prossime vacanze, bensì un lutto, una fine e non perché la vacanza non si possa ripetere ma perché quella vacanza, quel viaggio quella Sardegna non avrà una replica. Quello è stato il primo viaggio di noi cinque con il nostro camper. Ed è stata la cosa più bella della nostra vita.
San Leonardo di Siete Fuentes – Nurapolis – Porto Alabe
23 – 24 – 25 giugno – Questi giorni li abbiamo dedicati alla famiglia di Sara. Ci siamo dirette con loro verso alle sorgenti di San Leonardo di Siete Fuentes, una frazione di Santo Lussurgiu in provincia di Oristano.
Ricordo come fosse ora la strada percorsa per arrivarci, abbiamo preso la SS 131 che da Sassari porta a Cagliari e siamo uscite a Macomer. Da lì in poi è stata pura energia della natura. Piccole strade ondulate attraversano boschi e alberi talmente inclinati da creare dei veri e propri tunnel di rami intrecciati. Ai bordi della strada c’erano cespugli enormi di iperico, una pianta miracolosa che ogni anno raccogliamo per farne un’olio che cura dermatiti, ustioni e ferite. E poi ancora intorno a noi una vegetazione ricca, rigogliosa e fresca, una distesa infinita di felce spontanea che con il suo inconfondibile profumo ci ha tenuto compagnia fino alle sorgenti.
Il parco di San Leonardo è perfetto per i picnic (portatevi l’antizanzare!!), completamente ombreggiato, e con una passeggiata che costeggia le fonti è il posto ideale dove ristorarsi in giornate in cui comanda lo scirocco e fare rifornimento di acqua buonissima. Abbiamo pranzato in un ristorante adiacente alla pineta e, riempite le taniche e le bottiglie, ci siamo rimessi in marcia verso il campeggio Nurapolis.
Nurapolis ci è stato consigliato da una di voi, noi stavamo andando ad Is Arenas, che è lì accanto e lei – che a quanto pare ci conosce bene 😉 – ci ha indicato il campeggio accanto, Nurapolis appunto, dicendo che era decisamente più spartano, più vicino alle nostre esigenze di tranquillità e calma… e aveva assolutamente ragione.
Nurapolis è un campeggio a pochi metri dal mare, completamente immerso nella pineta, è il luogo ideale per chi cerca tranquillità e pace ma anche per chi ha necessità di avere servizi senza le esagerate animazioni di certi campeggi. A Nurapolis trovate le cose semplici ma utili: c’è il mini market, il ristornate, la pizzeria – che fa UNA PIZZA DA PAURA! – c’è il bar e c’è la spiaggia a pochi metri. Un’accoglienza familiare, gestori cordiali e disponibili e ovviamente i cani sono i benvenuti!
Siamo rimaste due giorni lì, in compagnia dei genitori di Sara che avevano preso una stanza in un B&B a pochi chilometri da noi. Sono stati due giorni di totale relax all’ombra dei pini marittimi, di passeggiate sulla spiaggia con i tre moschettieri in tarda serata, di pranzi e cene in famiglia.
Se passate da quelle parti è un peccato non fermarsi a Nurapolis, fosse anche soltanto per una delle pizze più buone in assoluto, mangiata su un terrazzino fronte mare mentre si gusta il tramonto.
Voto: 4 Bolle su 5
Il ritorno a S’Abba Druche + tappa a Porto Alabe
Partite da Nurapolis non avevamo le idee chiare su dove andare, cercavamo qualcosa di vicino che ci consentisse di viverci l’avvicinarsi degli ultimi giorni del viaggio a stretto contatto con il camper ma che al tempo stesso ci permettesse la libertà di andare al mare con i moschettieri. Abbiamo pensato e ripensato e non ci è venuta nessuna idea, per cui abbiamo cercato la spiaggia più vicina che avesse l’accesso consentito ai cani. E siamo finite a Porto Alabe.
Porto Alabe è una piccola ma carinissima località vicino a Tres Nuraghes, il 1 giugno di quest’anno hanno inaugurato un nuovo pezzo di spiaggia dedicato ai cani e noi l’abbiamo sperimentata per voi.
Il risultato non è stato dei più felici, però dobbiamo ammettere che per fare un paio d’ore di mare senza grosse pretese va più che bene.
La spiaggia in sé è enorme, peccato che l’accesso consentito ai cani sia (come nella maggior parte delle spiagge) davvero ridotto. Una striscia, posta in verticale rispetto al mare, larga circa 5 metri: stesi due asciugamani in pratica il fronte mare era già pieno. Tranquilla ma senza alcuna pretesa. Se siete di passaggio e volete farvi un tuffo va benissimo, se invece dovete spostarvi per raggiungerla di proposito, noi non ve la consigliamo. Anche se lì abbiamo avuto l’idea più illuminante di tutte: tornare a S’abba Druche.
Voto: 2 ossi su 5
S’abba Druche del nostro cuore
Quando i gestori ci hanno viste, ci hanno riconosciute subito e ci hanno accolto non solo con un gran sorriso ma, per farsi perdonare del mal funzionamento del wifi ci hanno portato una bottiglia di Cannonau prodotto da loro. Come non amarli?!
Tutto quello che c’era da sapere su quel posto meraviglioso che è S’abba druche ve l’abbiamo raccontato nella prima parte del viaggio.
Il resto è stato poesia. Siamo rimaste lì due giorni e mezzo tra pomeriggi in spiaggia a far correre i cani, passeggiate notturne nelle calette e una continua e perpetua “vista mare” che ad oggi, ancora, portiamo nel cuore come una delle sensazioni più belle mai vissute.
Maragnani
28-29- 30 giugno – Lasciata S’abba Druche abbiamo deciso di andare verso il nord della Sardegna. Siamo passate da Alghero dove ci siamo fermate giusto il tempo di mangiare qualcosa al volo, comunicare con le persone che non avevano nostre notizie da giorni (a S’abba Druche il telefono non prende e il wifi… diciamo che non è pervenuto). Abbiamo controllato online dove andare e Sara ha trovato quest’area di sosta nei pressi di Valledoria che sembrava perfetta per noi: rustica, non tanto grande e a picco sul mare.
L’arrivo a Maragnani è stato a dir poco contrastante: il primo impatto ci ha inevitabilmente fatto domandare dove cavolo fossimo arrivate! E invece, come le cose migliori, Maragnani ha spalancato la sua meraviglia soltanto quando, superata la salita, ci siamo ritrovate di fronte ad uno spettacolo incredibile.
L’area sosta di per sé non è molto grande, le piazzole non sono contrassegnate, ma sono abbastanza “intuibili”, soprattutto perché quando siamo arrivate noi ci saranno stati sì e no una decina di camper e tutti erano posizionati in prima fila, proprio lì, di fronte allo strapiombo che dava sul mare.
Siamo state fortunate perché uno dei camper era appena andato via, lasciando libera una postazione ad angolo che sembrava fatta apposta per noi. Con non poche peripezie ci siamo infilate in retromarcia – con un’ansia che non vi sto a raccontare – e qui lo spettacolo si è trasformato in pura meraviglia quando, messo il freno a mano, sono uscita dal posto guida in cui avevo concentrato tutta la mia attenzione e ho guardato la vista dalla finestra del letto. Non credo ci sia molto da aggiungere, foto e video parlano da soli.
L’area sosta non è bella, i servizi ci sono ma sono davvero molto molto spartani, ci sono gli attacchi della luce, le docce, i lavandini, ma non ci sono i bagni. C’è un bar all’ingresso e la spiaggia a pochi passi proprio lì sotto. Se hai la fortuna, come è successo a noi, di arrivare e trovare un posto nella prima fila allora puoi davvero godere di quest’area in tutta la sua bellezza, perché avere il mare intorno e averlo così vicino è qualcosa di impagabile. Addormentarsi con il rumore incessante delle onde che ti cullano, respirare la salsedine, chiudere gli occhi e riaprirli per assicurarsi che sia tutto vero, è un valore aggiunto che nessuna delle aree sosta in cui ci siamo fermati ci ha potuto regalare. Purtroppo c’è da dire che se si arriva e la prima fila è già tutta occupata, quest’area sosta diventa piuttosto “normale” perché, a differenza di S’abba Druche dove i parcheggi a scalinata permettevano la visuale del mare da qualunque postazione, qui è tutto in piana, per cui la vista mozzafiato è soltanto per i primi dieci camper.
Se doveste passare da quelle parti, fermatevi, fate un tentativo, andate a vedere se c’è un posto libero in prima fila, dormite lì, assaporate il mare tutto intorno e respirate forte. Finché non arriva il maestrale… perché se di solito il maestrale già di suo picchia forte, a Maragnani, sulla punta di quell’area di sosta da cui si vede Castelsardo e l’Asinara, con attorno solo mare, il maestrale è di una potenza talmente elevata da farti scappare via.
E così è successo a noi, il terzo giorno è arrivato il vento e insieme a lui è arrivato per noi il momento di lasciare il posto a qualche altro camperista fortunato.
Voto: 5 bolle su 5
[vimeo 349628269]
Porto Ferro – Le Bombarde
30 giugno
“Cosa dici, facciamo un salto a Porto Ferro a salutare Manu, Ste e Silvia prima di ripartire?“
“Sì, però un saluto veloce, scendiamo al mare con i cani, salutiamo tutti e andiamo via.”
“Ok.”
Morale: al mare ci siamo andate, ma poi siamo rimaste a Porto Ferro a dormire, perché quando un posto ti ruba l’anima non sai dirgli di no, mai.
*tutto ciò che c’è da sapere sulla nostra permanenza a Porto Ferro è scritta qui.
Area sosta Paradise Park – Le bombarde – Alghero
1 luglio – L’ennesimo saluto a Porto Ferro, stavolta con la consapevolezza che non l’avremmo rivisto, ci ha lasciate tristi e decisamente poco consolabili. Il nostro ultimo giorno l’avremmo trascorso all’area sosta della spiaggia delle Bombarde, non propriamente una spiaggia adatta a noi. Diciamo che tra bar, albergo, ristorante e lettini, non è proprio il luogo dove siamo solite andare, però ci serviva un posto facilmente raggiungibile e comodo perché sarebbero venuti i genitori di Sara a salutarci e a passare con noi le ultime ore in Sardegna. E così abbiamo scelto quest’area sosta che in verità si è rivelata essere davvero molto bella.
Le piazzole sono delimitate da una siepe e ogni piazzola ha il suo albero che la tiene in parte all’ombra, il nostro era un albero di carrubo. In quest’area sosta ci sono tutti i servizi necessari, bar, ristorante, pizzeria, docce, bagni e lavatoi. La spiaggia è a circa 10 minuti di camminata a piedi dentro alla pineta, il nostro consiglio è di non fermarvi alla prima spiaggia che vi trovate di fronte uscendo dalla pineta ma di andare verso gli scogli (guardando il mare, a sinistra) soprattutto se avete dei cani, perché nella spiaggia delle bombarde è vietato andare al mare coi cani.
Noi abbiamo fatto così: siamo scese al mare la mattina molto presto e siamo andate nell’ultima mini caletta dal lato degli scogli, con tanto di grotte e sassi piatti. Siamo rimaste un paio d’ore lì, a prendere il sole e farci l’ultimo bagno prima di ripartire per Golfo Aranci.
Voto: 3 bolle su 5
La fine del nostro viaggio è descritta all’inizio di questo post ed è fatta di lacrime, tristezza e tanta voglia di non tornare. È stata una sensazione inaspettata, che ci ha rese incapaci di riprenderci per parecchi giorni.
Non ho pensieri particolari a riguardo, più di quelli che non ho già espresso; noi cinque, un camper, il mare tutt’intorno. La felicità per noi è tutta qui.